Pio Semeghini
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Biografia breve di Pio Semeghini
Pio Semeghini (Bondanello 1878 - Verona 1964) è stato un pittore del XIX e XX secolo. Nasce a Quistello (Mantova) nel 1878, muore a Verona nel 1964; pittore. Si reca giovanissimo a Milano, in Svizzera e successivamente di nuovo in Italia. Esordisce nel campo dell'arte dapprima come scultore, dopo aver frequentato l'Accademia di Firenzee di Modena. Nel 1899 si reca a Parigi rimanendovi quasi ininterrottamente fino al 1914; qui frequenta l'Accademia Jullian, espone presso Clovis Sagot intorno al 1905-1907 e si dedica completamente alla pittura a partire dal 1910 dopo aver eseguito numerosissime incisioni. Viene a contatto con l'ambiente artistico parigino (M. Rosso, Picasso, Modigliani) ancora prima che nascano il cubismo e il futurismo. Incontra poi Soffici ed insieme a Picasso espongono alla galleria Chagot. Mai referenti artistici piú stretti sono ancora l'impressionismo (Monet e l'ultimo Renoir) e il postimpressionismo, anche se si nota qualche concessione alla pıttura fauve (Natura morta con i cocomeri, 1912), come nota Ragghianti (1956), ove sembra <«si sia interessato da vicino alle inedite e perigliose orchestrazioni cromatiche dei fauves». Dopo un viaggio in Bretagna con Gino Rossi, ritorna nel 1910 a Venezia e intorno al 1913 con Rossi e Moggioli costituisce il cenacolo di Burano, che fissa, in modo originale, un richiamo alla natura con un significato simile al rapporto instaurato da Gauguin e dal gruppo dei nabıs in genere con la Bretagna anche se, come rileva il Perocco (1964), «non concedette nulla al pittoresco e al folclore del luogo». Soltanto nel 1919, a 41 anni, ha la prima personale a Ca' Pesaro presentata da Barbantini che specifica come in quell'anno all'esposizione figurino «accanto alle opere di artisti già conosciuti e apprezzati, opere di altri che il pubblico italiano ignora completamente. Uno di questiè Pio Semeghini». Ojetti, recensendo la mostra sul «Corriere della Sera», nota che, se Rossi risulta cupo, meditato e crepuscolare, Semeghini è «ridente, rapido e assolato». Ormai formato, dal 1919 al 1923 partecipa alle esposizioni di Ca' Pesaro e nel 1920, insieme a Casorati, Arturo Martini, Gino Rossi e altri, espone alla mostra dei dissidenti di Ca' Pesaro a Venezia, presso la Galleria Geri-Boralevi ed a quella delle Tendenze d'oggi tenuta alla Galleria Pesaro di Milano (1921). L'anno successivo espone alla II Esposizione nazionale d'arte a Padova ed alla I Mostra regionale d'arte di Treviso. Nel 1926 è invitato, ma non partecipa, alla I Mostra del Novecento, dopo avere chiesto una proroga a Salietti poiché le sue opere non sono pronte. Nel '28 è presente alla Esposizione di Amsterdam. Dal '27 vive a LuCca e poi si trasferisce a Monza partecipando al dinamico clima di Villa Reale, tutto improntato da una protesta contro Novecento. Rimane in Lombardia, quasi ininterrottamente, dal 1930 al 1940. I suoi paesaggi quasi trasparenti sono frutto di un'ultima «veduta», tutta elaborata e risolta da uno stie personalissimo e lirico a tradurre un'esperienza che, «dall'impressionismo a Cézanne, s'inserisce sopra un fondo classico seriamente assimiato (Marchiori, 1938). Nel 1934 firma con vari artisti, radunati per costituire l'Accademia delle arti a Milano, il manifesto pubblicato nell'«Ambrosiano» (26 luglio) ove ci si muove contro un Novecento ormai in parte arresosi a un'arte popolare e si auspica, pur con molti lati ambigui e oscuri - come nota la Bossaglia (1979) - un rinnovamento in cui gli artisti reclamano «il diritto alla solitudine creativa». E nessuno meglio di Semeghini aveva fatto da sempre suo questo principio.
FONTE: ANNITRENTA
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